E’ L’ora del NOSTRO QUESTION TIME A Rita Bernardini!

Nella consapevolezza che la Polizia Penitenziaria non ha un VERO CAPO DEL CORPO, CHE NE INDOSSA L’UNIORME E NE CONDIVIDE VALORI E SACRIFICI, a fronte dell’elargizione di cospicue indennità che il Contribuente riconosce al Capo DAP, siamo costretti a replicare alla signora Rita Bernardini, la quale si diletta a fare l’analista penitenziario, senza conoscere il contesto di cui parla.

In un articolo apparso sul “Il dubbio” dello scorso 2 giugno, la portavoce di “Nessuno tocchi Caino”, con asserzioni del tutto strumentali ed espressione di una chiara ideologia, accusa la Polizia Penitenziaria di “fuga dalle sezioni”, concludendo che invero non ci sarebbe carenza di organici tra fila del Corpo di Polizia Penitenziaria, quanto DUBBIE modalità di assegnazione del personale rispetto alla pianta organica del Corpo.

A sostenere le conclusioni della signora Bernardini vi sarebbero anche le intuizioni di un segretario generale di un sindacato dell’amministrazione penitenziaria prima ancora che del Corpo di Polizia Penitenziaria, che, durante la trasmissione “Radio Carcere”, avrebbe sottolineato che “molti Agenti assegnati a determinati istituti penitenziari in realtà prestano servizio presso il provveditorato o il Tribunale di Sorveglianza, o in altri uffici dell’amministrazione penitenziaria”.

Tralasciando le affermazioni del sindacalista , ci verrebbe da chiedergli se è a conoscenza di quanti Carabinieri lavorano nei Reparti territoriali e quanti presso i Comandi Provinciali, Regionali, Interregionali, Comando Generale, Uffici Giudiziari, Presidenza della Repubblica, Senato, Camera e Ministeri vari, ecc. senza per questo sostenere “fughe dai servizi d’istituto” e analogo discorso potrebbe farsi per TUTTE LE ALTRE FORZE DI POLIZIA, poniamo alla signora Bernardini alcune domande:

  1. E’ consapevole quante umiliazioni, minacce, sputi, pugni, calci e qualsivoglia aggressione verbale e fisica i POLIZIOTTI PENITENZIARI sono costretti a subire, ogni giorno, dalle persone ristrette, molte delle quali veri e propri DELINQUENTI, in aggiunta ai malati psichiatrici che la società ha di fatto “scaricato” nel carcere, senza alcun supporto da parte di altre figure professionali (quelle che prima di ogni altro dovrebbero seguire i ristretti) e soprattutto senza regole di ingaggio, senza protocolli di intervento che pongano i nostri POLIZIOTTI al sicuro da responsabilità disciplinari, penali e civili?
  • È consapevole che i POLIZIOTTI PENITENZIARI NON SONO OPERATORI PENITENZIARI, MA AGENTI DI POLIZIA semmai specializzati nel contesto penitenziario (esattamente come la POLIZIA FERROVIARIA o la POLIZIA STRADALE nei contesti ferroviari e stradali, SENZA PER QUESTO ESSERE OPERATORI DELLE FERROVIE O DELLE SOCIETA’ AUTOSTRADALI)?
  • È consapevole della pluralità di compiti istituzionali, non solo in carcere, che la POLIZIA PENITENZIARIA è chiamata ad assicurare?
  • È consapevole che, per espressa previsione costituzionale (ci viene in mente l’articolo 27), le pene tendono alla rieducazione e non a controlli di POLIZIA DA PARTE DI OPERATORI DI POLIZIA e che le FORZE DI POLIZIA, QUALE E’ LA POLIZIA PENITENZIARIA, nelle SEZIONI CARCERARIE NON DOVREBBERO PROPRIO LAVORARE SE NON IN CASI ECCEZIONALI (ci vengono in mente le Raccomandazioni europee)?
  • È consapevole che gli unici OPERATORI PENITENZIARI professionalmente chiamati a FUNZIONI RIEDUCATIVE/RISOCIALIZZANTI sono i FUNZIONARI GIURIDICO-PEDAGOGICI (noti come gli EDUCATORI) e i DIRIGENTI PENITENZIARI (noti come i DIRETTORI), NON GIA’ LA POLIZIA PENITENZIARIA CHE NON E’ DA CONFONDERE ASSOLUTAMENTE CON IL DAP, ESSENDO UNA DELLE QUATTRO FORZE DI POLIZIA DELLO STATO?
  • È consapevole che CENTINAIA di EDUCATORI SONO DISTRATTI DAI LORO PRINCIPALI COMPITI ISITUZIONALI, vale a dire di stare a diretto contatto con le persone detenute, per lavorare in Uffici regionali e centrali dell’Amministrazione?
  • È consapevole che 2 EDUCATORI sono addirittura destinati ad un REPARTO TECNICO DI POLIZIA, il LABORATORIO CENTRALE PER LA BANCA DATI DEL DNA, senza alcuna valida ragione per non stare in sezione con le persone detenute?
  • È consapevole che a fronte di oltre 250 DIRIGENTI PENITENZIARI e 189 ISTITUTI DI PENA MANCANO I DIRETTORI IN DECINE DI CARCERI italiane?
  • È consapevole che svariati DIRIGENTI PENITENZIARI LAVORANO, GRAZIE AL NULLAOSTA DEL DAP, presso UFFICI CHE NON SONO DELL’AMMINISTRAZONE PENITENZIARIA, né della Giustizia: 2 AL MINISTERO DELLA DIFESA, 1 AL COMUNE DI ROMA, ecc.?
  • È consapevole che se la POLIZIA PENITENZIARIA non lavora anche con la MAGISTRATURA DI SORVEGLIANZA e presso i NUCLEI DEL CORPO DEPUTATI AL CONTROLLO DELLE MISURE ALTERNATIVE E DELLE PENE SOSTITUTIVE, l’ESECUZIONE PENALE ESTERNA NON DECOLLERA’ MAI E LE PERSONE CONDANNATE NON USCIRANNO MAI DALLE PATRIE GALERE?
  • INFINE, è consapevole che dovrebbe chiedere scusa ai POLIZIOTTI PENITENZIARI ITALIANI per averli etichettati come FUGGITIVI DAL CARCERE e semmai ATTIVARE ALTRO TIPO DI INTERROGAZIONI PARLAMENTARI?

Signora Bernardini, in verità, nelle carceri italiane al fianco delle persone detenute, se la Carta Costituzionale ha ancora un significato per LEI e per tutti i PROFESSIONISTI DEL MONDO PENITENIZARIO che NEL MONDO PENITENZIARIO NON LAVORANO, dovrebbero starci direttori penitenziari ed educatori. Di questo si dovrebbe interessare, così come di chiedere al DAP quanti dirigenti penitenziari ed educatori sono in contesti diversi dal carcere, quanti “direttori di istituto” non svolgono le loro funzioni nei luoghi di pena e quanti funzionari giuridico-pedagogici lavorano al fianco dei ristretti!

Per ultimo la invitiamo a garantire la sua presenza costante, unitamente agli iscritti alla sua Associazione, a VIVERE LA QUOTIDIANITA’ DEL CARCERE, A STARE OGNI GIORNO ACCANTO AI RISTRETTI NELLE PRIGIONI DI STATO, anche facendosi PROMOTORE DI TALE INIZIATIVA con quanti si professano GARANTI DEI DETENUTI, ma che del carcere sanno solo DISCETTARE PER ASSICURARSI VISIBILITA’.

Domenico Nicotra

Presidente CONSIPE

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