Il 25 Aprile sia anche la LIBERAZIONE DELLA POLIZIA PENITENZIARIA DAL DAP 

Replichiamo al Sottosegretario alla Giustizia Andrea OSTELLARI che la POLIZIA PENITENZIARIA NON E’ PERSONALE DI VIGILANZA, NE’ PERSONALE DI SORVEGLIANZA”, ma Forza di Polizia dello Stato. Ci riferiamo all’intervista rilasciata dall’esponente della Lega al quotidiano l’Avvenire e pubblicato in un articolo dal titolo “Tutelare la Polizia Penitenziaria, senza toccare il reato di tortura”.
La Polizia Penitenziaria italiana non è un drappello di personale di vigilanza/sorveglianza al servizio dei direttori degli Istituti penitenziari italiani, che in quanto personale civile, in taluni casi anche obiettori di coscienza, del Corpo non fanno parte.
Non intendiamo entrare in polemica sul “reato di tortura”, abominio tutto italiano, che chiama in causa, con chiaro orientamento ideologico, il livello di affidabilità, professionalizzazione e motivazione degli operatori del Comparto Sicurezza dello Stato.
La mancata dotazione di equipaggiamenti, la mancata previsione di protocolli operativi in situazioni di emergenza (ma viene da scrivere anche nelle ordinarie attività quotidiane), la mancata adeguata formazione, il MANCATO INVESTIMENTO SUL CORPO DI POLIZIA CHE DIPENDE DAL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, non può che essere ascritta a chi ha il massimo governo di una Forza di Polizia che probabilmente non merita e non è capace di amministrare.
Da oltre trent’anni, dalla Legge di Riforma del 1990, la direzione operativa della Polizia Penitenziaria è stata lasciata nelle mani di una dirigenza amministrativa penitenziaria, incapace di valorizzare il Corpo e di professionalizzarlo, come invece accaduto negli altri Dicasteri. E se questo è accaduto è anche grazie al disinteressamento del livello politico del Ministero.
Le penalizzazioni che il Corpo subisce sono sotto gli occhi di tutti: aggressioni quotidiane senza protocolli
operativi di intervento, incapacità a gestire le rivolte, mancanza dei più elementari equipaggiamenti richiesti alle Forze di Polizia (anche ottenere una divisa è quasi un miracolo in un corso di formazione per neo Agenti).
Le assenze dal servizio, i pensionamenti anticipati, i tassi suicidari che si registrano tra le fila dei poliziotti penitenziari dovrebbero condurre a serie riflessioni. Ma c’è qualcuno in questo Dicastero (al DAP lo escludiamo con assoluta certezza) in grado di avviare un’approfondita analisi????
Dal 22 ottobre 2022, nessun risultato concreto la Polizia Penitenziaria ha ottenuto, se non l’istituzione della carriera dei medici del Corpo (grazie all’impegno instancabile di qualcuno) ed un modesto aumento di organico nel ruolo degli Agenti/Assistenti (se rapportato a quello conquistato dalle altre Forze di Polizia e dalle Forze Armate)
Chiediamo ancora una volta di “cambiare il passo”, ad un Governo che sei mesi orsono si è presentato come la risposta ai problemi della Polizia Penitenziaria, anche attraverso candidature politiche di personale del Corpo. Invochiamo una diversa collocazione amministrativa del Corpo, alle dirette dipendenze del Gabinetto del Ministro della Giustizia, e contestualmente chiediamo l’immediata istituzione di una “Commissione speciale” che analizzi le problematiche che attanagliano il Corpo e mortificano l’esecuzione penale italiana, nello spaccato tipicamente penitenziario e in quello delle misure e sanzioni di comunità.
Chiediamo, quindi, che una Commissione si occupi, al più presto, di valutare le condizioni di servizio e di benessere degli appartenenti alla Polizia Penitenziaria, nonché i livelli di efficienza operativa con l’attuale assetto organizzativo, con particolare attenzione a:

  • formazione e aggiornamento professionale;
  • dotazioni ed equipaggiamenti;
  • adeguatezza logistica;
  • capacità di intervento operativo;
  • presenza in servizio;
  • richieste di dispense dal servizio e di prepensionamento;
  • condotte autolesive o anticonservative.

Tale Commissione dovrà, per intuibili motivi, essere composta da esperti esterni all’Amministrazione penitenziaria, avvalendosi delle professionalità del Corpo Prefettizio, delle altre Forze di Polizia e/o Forze Armate, nonché dei professionisti psicologi e sociologi.

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