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Progetto “Kairos II” – OSSERVAZIONI.

Con riferimento alla nota del PRAP Lazio,/Abruzzo/Molise prot. n. m_dg.DAPPR20.20/10/2022.0080316.U del 20 ottobre 2022 avente per oggetto: Progetto “Kairos II” – Unità mobile di intervento nei quadri emergenziali a elevata incidenza traumatica (Servizio U.M.I.); questa sigla sindacale ritiene opportuno esprimere perplessità e preoccupazione. Il progetto, ben descritto con allegata nota del 31 agosto 2019, non risparmiando, a margine, di chiarire e di istruire i lettori sul significato etimologico/formale e sostanziale del nome scelto per il medesimo,”kairos”, si propone quale azione di counseling rivolta “squisitamente” al personale coinvolto in eventi critici con funzioni di ascolto attivo e supporto all’elaborazione delle esperienze vissute dal punto di vista cognitivo emozionale, sia nella sfera individuale che rispetto ai sistemi relazionali presenti nel contesto organizzativo.

Scusandoci per la prolissa esposizione, ripetitiva nei contenuti descritti nella nota progettuale 2019, pare necessario altresì chiarire anche il concetto psicologico di counseling attraverso i suoi principi fondamentali:
assenza di giudizio, accettazione incondizionata, empatia e assoluta riservatezza. Ora come si dovrebbe conciliare l’attività di counseling svolta dal personale tecnico, per lo più impiegato in compiti di intervento
specialistico dedicato alla popolazione detenuta, con un supporto psicologico di ascolto attivo per il personale penitenziario, senza che inevitabilmente ci si scontri con una lecita diffidenza non automatica, empatia, timore, quasi naturale, di incorrere in un giudizio compromettente la propria attività lavorativa? Decadrebbero i principi alla base del counseling.

E’ chiaro che tali dubbi siano al momento solo frutto di riflessioni e commenti raccolti tra “voci di corridoio”, e che sarebbe opportuno, forse, fornire dati oggettivi di efficacia di tale iniziativa in termini meramente numerici e scevri da ogni riferimento specifico e riconoscibile. Basterebbe un report complessivo per il territorio di competenza del PRAP, dai quali poter desumere l’efficacia in materia di risposta concreta all’offerta di supporto aiuto così pregevolmente ideata.

Si ritiene doveroso sottolineare che l’intento della presente missiva non vuole essere quello di demonizzare o polemizzare su alcuna iniziativa che possa porsi a sostegno del personale dal punto di vista psicologico.
Ma vuole essere invece un sincero e trasparente invito, ai Loro Signori, di considerare di indirizzare attenzioni ben più concrete e fattibili nei confronti degli operatori penitenziari, ancor più verso gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Attenzioni che non si debbano vestire di apparenti soluzioni
soddisfacenti, quasi solo l’Ego degli ideatori e poco, molto poco i bisogni dei destinatari.

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