Attività di promozione istituzionale del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Sig. Sottosegretario mi riallaccio a quanto condiviso con Lei nei giorni scorsi, in occasione della sua visita alla Scuola di Polizia Penitenziaria di Catania, per evidenziare il delicato problema della comunicazione istituzionale che penalizza rovinosamente il Corpo.
Nel mondo globalizzato in cui viviamo, caratterizzato da una rivoluzione digitale che mediante social network agevola interconnessioni istantanee, apportando significativi cambiamenti nei modi di comunicare e di conoscere, assistiamo all’inadeguatezza, per non dire inesistenza, di qualsivoglia attività di promozione istituzionale del Corpo di Polizia Penitenziaria.
Henry Ford asseriva, ben 60 anni fa, che “la pubblicità è l’anima del commercio” e noi aggiungiamo del “successo”. La Polizia Penitenziaria italiana viene alla ribalta delle cronache unicamente, o quasi, per fatti di cronaca che evidenziano le falle di un Sistema incapace di adempiere al proprio mandato istituzionale e di supportare il Corpo.
Raramente e solo grazie a qualche “voce sindacale” o “politica”, la Polizia Penitenziaria parla di sé stessa, informando la società civile del proprio SCONOSCIUTO contesto di operatività, fatto di brillanti operazioni di polizia, generose attività di supporto e salvataggio dei detenuti, cooperazione inter istituzionale, iniziative di solidarietà, ecc.
Non esiste alcuna possibilità per i vertici del Corpo, vale a dire i Comandanti dei Reparti di Polizia Penitenziaria, di promuovere l’Istituzione, ossia la Forza di Polizia cui appartengono, facendola adeguatamente conoscere al variegato e distante spaccato sociale. Non esiste un sito internet del Corpo di Polizia Penitenziaria aggiornato, con news quotidiane relative alle attività operative ed alle iniziative assicurate dai “baschi azzurri”, a differenza di quanto si registra nella Polizia di Stato, nell’Arma dei Carabinieri e nel Corpo della Guardia di Finanza.
Non esiste un Ufficio centrale del Corpo, una articolazione della Polizia Penitenziaria che si preoccupi di valorizzare l’immagine e il lavoro dei poliziotti penitenziari, supportando anche i vertici dei Reparti territoriali nelle attività che, in quanto dirigenti di Polizia Penitenziaria, dovrebbero far legittimamente conoscere (fermi restando gli obblighi di riservatezza sanciti dalla legge), senza ‘bavagli” dipartimentali o provveditoriali oggi vigenti.
Anzi, al contrario, dovrebbe essere stigmatizzata l’assenza comunicativa, l’inerzia informativa, relativamente a fatti che contribuiscono a far conoscere la professionalità e il sacrificio dei Poliziotti Penitenziari, nel 2023 ancora troppo spesso etichettati “guardie”, “secondini”, “operatori penitenziari”, “agenti penitenziari” e non già “Agenti di POLIZIA Penitenziaria”, così, di fatto, negando l’appartenenza, alle Forze di Polizia dello Stato!!!
Ricordo a me stesso che il poliziotto delle “volanti” non è la “guardia” cittadina, così come il poliziotto della “Polizia ferroviaria” o della ‘Polizia stradale” non è “operatore ferroviario”, né tanto meno “operatore delle Autostrade”…è un operatore di Polizia, un Agente di Polizia!!!
Alla Polizia Penitenziaria italiana manca finanche questa considerazione!!!
Tanto premesso chiediamo:
- la creazione di un sito internet della Polizia Penitenziaria adeguato ai tempi, completamente rivisto rispetto a quello attuale, con aggiornamenti quotidiani rispetto alle notizie di rilievo per la valorizzazione professionale Corpo;
- l’istituzione di una articolazione di Polizia Penitenziaria, che risponda direttamente al Capo del Dipartimento, competente in materia di “promozione istituzionale del Corpo”;
- l’individuazione, nell’ambito dei Reparti di Polizia Penitenziaria (presso Istituti, Scuole e Servizi) del responsabile in sede locale delle “comunicazioni istituzionali”, afferenti all’operatività del Corpo, previamente formato;
- l’emanazione di Linee guida dipartimentali che, superando i “bavagli istituzionali”, legittimino i vertici dei Reparti di Polizia Penitenziaria, con il proprio personale specializzato, ad interloquire con organi di stampa, università, scuole ed altri Enti per favorire la conoscenza del Corpo, dello spaccato umano e professionale, e dei quotidiani sacrifici che contraddistinguono i Poliziotti Penitenziari.
- In tal senso, auspichiamo che, attraverso una calendarizzazione periodica, la Polizia Penitenziaria informi di sé stessa potendo essere presente nelle spaccato sociale (es. aule universitarie e scolastiche, gruppi scout, ecc.), contribuendo a diffondere la “cultura della legalità” che vive e sente propria come Forza di Polizia.
Analogamente a quanto accade nelle altre Forze di Polizia, chiediamo che a parlare della Polizia Penitenziaria siano i Poliziotti Penitenziari e non figure amministrative che del Corpo non fanno parte.
La Polizia Penitenziaria è consapevole di lavorare lontano dai riflettori.
Chiediamo a Lei, a nome di 40mila donne e uomini del Corpo, un ulteriore prezioso impegno per il dovuto riconoscimento che valorizzi e motivi al quotidiano impegno al servizio dello Stato.